Partite Iva e pensioni: meglio non pensarci?

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partite iva

Quale pensione avranno lavoratori autonomi e partite iva individuali? Il futuro è grigio, in particolare per chi sta nel regime dei minimi. E’ lo stesso Inps a segnalare il problema, ma tutti sembrano preferire non pensarci. Eppure il futuro non è così lontano. La soluzione forse è trovare forme di rendita complementari.

Lavoratori autonomi e partite iva: quale pensione avranno? E’ una domanda che si fanno in molti, soprattutto dopo che perfino il presidente dell’Inps, Tito Boeri, aveva segnalato il problema. Ovvero: molti giovani che ora lavorano, in particolare chi è nella gestione separata Inps – ad esempio le numerose partite iva nel regime dei minimi (cioè sotto i 30mila euro annui di fatturato) – non vedranno la pensione, o meglio, vedranno una pensione talmente bassa da portarli alla soglia della povertà. E’ un’allarme sociale che il governo ha prima minimizzato, poi ha promesso di risolvere, ma a oggi il problema rimane.

Le reazioni dei lavoratori di solito sono queste: rassegnarsi, pensare solo al presente e non al futuro, sperare che la famiglia sia in grado di aiutarli per sempre, sperare che – da qui alla pensione – la situazione cambi in positivo. Ma a parte sperare, qual è la situazione concreta, reale, al momento?

Qual è il problema delle pensioni dei lavoratori non dipendenti?

Il problema, semplificato, è questo: chi è iscritto alla gestione separata Inps paga contributi che servono a pagare le pensioni che in questo momento l’Inps eroga a milioni di italiani. Ma quando toccherà a loro, non vedranno una pensione adeguata. Si è parlato di cifre inferiori ai 400 euro, e se consideriamo che le partite iva nel regime dei minimi (per prendere come modello una categoria molto diffusa tra i giovani) di calcola che guadagnino in media 700 euro netti al mese, l’allarme povertà non è esagerato. Guadagnano poco e pagano molto, per un’ipotetica futura pensione irrisoria: una situazione impossibile, dal punto di vista economico e sociale del Paese. Per questo l’Inps aveva avanzato delle proposte di vario genere per riformare il sistema pensionistico, parlando di “equità”.

Cosa promette di fare il governo nel 2016 per le pensioni e le partite iva

Le proposte di Boeri, nonostante assomigliassero molto alle “vecchie” idee del Renzi del 2013, sono state bocciate dal governo, o meglio ignorate. A fine 2015 però sappiamo cosa il governo promette di fare nel 2016 in tema pensioni e partite iva. L’imposta sostitutiva resta al 15%, in più sarà possibile una tassazione ridotta al 5% per 5 anni per chi avvia una start-up. L’aliquota contributiva resta al 27% per un anno per i lavoratori autonomi in gestione separata Inps. La riforma Fornero prevedeva di portarli al 33,72%, Renzi aveva promesso di portarli al 24%. In pratica nessuna “riforma”, niente di rivoluzionario, ma in sostanza un mantenimento della situazione attuale.

Vedi anche: legge di stabilità 2016 vantaggi per le famiglie

E infatti i giovani scappano dalla gestione separata Inps

Una volta che i lavoratori indipendenti hanno capito che non avranno una pensione in grado di garantire una vecchiaia fuori dalla povertà, hanno iniziato a spostarsi verso altri regimi fiscali. A segnalarlo è sempre l’Inps, ma il calo delle partite iva è segnalato anche dall’Osservatorio del ministero del lavoro. Rispetto al 2014 sono calate del 6%. Questa situazione si traduce in un’assenza di prospettive per milioni di lavoratori, giovani e non, che oggi hanno redditi medi bassi, poche o nessuna tutela, e che oggi pagano contributi per una pensione che – viene confermato da tutti – non basteranno per vivere. Dunque che fare?

Le non soluzioni per i lavoratori autonomi e partite iva

C’è chi chiude la partita iva, c’è chi cerca lavoro da dipendente con contratti stagionali e/o a tempo determinato per poi prendere la disoccupazione (percepita quasi come il reddito minimo proposto anche da Boeri), chi semplicemente si affida al nero, cercando di fatturare il meno possibile. E non dimentichiamoci la famiglia, vero welfare italiano, che sostiene milioni di giovani in difficoltà. Tutte non-soluzioni, dato che il problema è alla radice, alla base del sistema pensionistico.

Come garantirsi una pensione, una stabilità economica, una vecchiaia decente per chi oggi è un lavoratore indipendente? Esistono fondi pensionistici privati, pensioni integrative, conti deposito e molte altre forme, più o meno redditizie, più o meno sicure. Ma, visti i dati dei redditi medi dei lavoratori autonomi, la verità è che gli indipendenti non possono permettersi di versare soldi ora per una pensione futura. Il problema dunque rimane. Un’alternativa è crearsi una forma di rendita totalmente indipendente dal sistema pensionistico.

Vedi anche: Risparmi cosa fare per non mettere a rischio i nostri soldi

Adattarsi, contando solo sulle proprie forze?

La capacità di adattamento è sempre stata fondamentale per l’uomo, e forse anche in questa difficile situazione sarà l’ingegno e la resistenza a salvarci. Dove non arriva lo Stato, bisogna contare sulle proprie forze e sulle proprie capacità. Ovvero, non fare affidamento a una futura ipotetica pensione, ma trovare nuove forme di rendita, ovviamente complementari a quelle del normale lavoro. Non è facile, ovviamente, e purtroppo proprio i giovani, quelli che dovrebbero essere più intraprendenti e creativi, sono invece i più rassegnati. Recenti sondaggi ci dicono che non pensano al futuro e che non si chiedono come faranno a vivere senza una pensione adeguata e senza più mamma e papà che li aiuta. E invece è proprio ora il momento di pensarci.

 

 

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