Ecco perché la pubblicità su internet in Italia non funziona.

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Internet e  pubblicità, utenti che si sono scocciati. Perché in Italia non funziona e chi gestisce i soldi della pubblicità.

La pubblicità su internet è  nelle mani sempre degli stessi, una lobby di editori che non cambia purtroppo. Propaggine del cartaceo, ecco gli più  esempi banali: Corriere, Repubblica, le  testate pseudo femminili  del gruppo Condé Nast,  , Sole 24ore, Mondadori  ect  fino al sito della Rai che  oltre cronaca e attualità, mondo non ci fa mancare notizie degne della testata “Chi” .

Vedi anche: 50 sfumature come inganno gli utenti con il terzo trailer che non esiste

In sintesi sempre quelli e sempre gli stessi,  se non comprate il giornale li avete su internet da anni.  Cosa non funziona rispetto a testate giornalistiche autorevoli come il Guardian, ad esempio? L’intelligenza di non rompere le scatole agli utenti,  con pubblicità invasiva (scusate la brutalità).  Complici i centri media ( ovvero i signori della pubblicità, quelli che hanno il potere e budget in mano) tutti a capo chino pur di prendersi la loro fetta di soldoni, trascurando un fatto non da poco che a chi vuole leggere un articolo delle ultime creme cellulite inutili  che all’improvviso appaiono con un formato invasivo, non frega un bel nulla. Potrei portare mille esempi, pannolini, profumi ect. Risultato, chiudi il sito, quindi tu non hai letto l’articolo ma loro hanno comunque registrato una visita e se va bene ci scappa anche un click.

Due anni fa aprendo il sito del Corriere della sera ho trovato tanti pannolini come cornice, forse qualcuno non ci fa caso io si. “Che ci fanno i pannolini sul Corriere?” Semplice i soldi sono nel mondo donna e il Corriere ha problemi, questo è noto a tutti. Per non parlare del Sole 24ore testata mirata a commercialisti e avvocati, ( per economia e finanza ci sono testate ben più autorevoli), organo della Confindustria, perché deve avere pubblicità?  Detto questo, ma all’utente chi pensa? Nessuno, il mercato centri media agenzie di pubblicità editori,  non sono in grado di proporre una pubblicità coinvolgente per l’utente, eppure   autorevoli testate anglosassoni e americane ci riescono, noi no. Siamo in Italia  dove tutti si lamentano ma nessuno alza la voce e fa i fatti. Noi vogliamo farlo , e voi?

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