TAV: perché sì e perché no in 10 punti

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Una delle opere più contestate di sempre: la linea ad alta velocità Torino Lione. Ma conviene? Cerchiamo di capirlo attraverso 10 punti: perché sì e perché no.

Quando nasce  il TAV

Il concetto di treno a Alta Velocità conosciuto meglio con l’acronimo di TAV è variato nel tempo e con le capacità tecniche. Per ironia della sorte, il TAV nasce proprio in Italia nel 1936 sulla tratta Roma-Firenze ma poi, mentre dopo gli anni ’60, in altri paesi (Francia, Giappone, Cina) si sviluppa notevolmente, nel nostro per avere un vero e proprio TAV bisogna arrivare alla metà degli anni ’80, con la messa in cantiere della prima linea tra Roma e Milano.

Perché?
L’idea base del TAV è far concorrenza all’aereo e collegare due centri urbani, distanti un ragionevole numero di km, nel più breve tempo possibile e a costi competitivi rispetto all’aereo. In verità, il costo di una linea TAV in termini di ammortamento e manutenzione è il triplo rispetto a una linea tradizionale e ha una reale ragion d’essere dove ci sono terreni in pianura, per il contenimento dei costi e poco abitati con due grandi città da collegare. La Parigi-Lione è l’esempio tipico di un successo commerciale perché rispetta pienamente questi requisiti.

I primi scontri
Si preparano così diversi progetti, su molti dei quali c’è anche l’ombra della corruzione politica, tra i tanti anche quello della linea che dovrà unire Torino a Lione, risparmiando circa 40 km di tragitto e circa 45 minuti di tempo e che diventa un ampliamento del “corridoio 5”, uno dei progetti di collegamento ferroviario transeuropeo. E’ in questa fase che nascono le prime contestazioni, Il primo comitato NoTav, chiamato Habitat, nasce spontaneamente in Piemonte nel 1991. Da oltre 20 anni, quindi, è in piedi un contenzioso tra stato e NoTav che in certi momenti ha avuto anche fasi di aspra tensione che hanno portato al ferimento e all’arresto di diverse persone.

La politica
A far parte dei NoTav sono anche diversi sindaci ed esponenti politici della Val di Susa, con una presenza politica quasi trasversale, anche se il movimento è oggi supportato principalmente dai partiti di sinistra (ma non del tutto dal Pd) e dal Movimento 5 Stelle.

Perché protestano i no-TAV
I perché della protesta vanno riferiti inizialmente a motivi unicamente ambientali: la linea in costruzione prevede un tunnel di oltre 50 km scavato nelle montagne fra Susa, in Italia, e Maurienne, in Francia. Lo scavo dovrebbe produrre oltre 15 milioni di metri cubi di detriti con presenza di amianto e uranio, di cui metà dovrebbe essere sparso in Valsusa; localmente dovrebbero essere prelevati centinaia di migliaia di metri cubi di buona ghiaia per il calcestruzzo di rivestimento delle gallerie e lo scavo prosciugherebbe molte falde che alimentano gli acquedotti di valle.

Ma negli anni e in seguito a diversi studi condotti anche da università, gruppi di ricerca, media (tra cui anche il Sole 24 Ore), il discorso si è ampliato di molto, toccando altre tematiche quali: i costi dell’impresa e l’impatto sul reddito nazionale, il lavoro, la depauperazione del territorio, la necessità dell’opera.
Alle motivazioni dei NoTav  si aggiunge anche una ricerca condotta dall’Istituto iperliberista Bruno Leoni prettamente basata sulla comparazione costi-benefici.

Conviene?
Si è calcolato che i costi di gestione potrebbero andare a pareggio solo se sulla linea transitassero almeno 40 milioni di tonnellate di merci all’anno: 350 treni al giorno, uno ogni 4-5 minuti, lunghi 1500-2000 metri, alla velocità di 150 Km/h; alternati a treni passeggeri con velocità fino a 300 Km/h. Naturalmente ciò non è ne ipotizzabile ne possibile nel breve periodo, pertanto è già prevedibile una gestione in perdita economica per decine di anni.

TAV: sì o no? 10 punti
Cerchiamo di capire però quali sono le ragioni del si e quelle del no e, evidenziando i 10 maggiori punti di contestazione. A ogni ragione del si seguirà una del no.

1) Si perché senza la Torino-Lyon il Piemonte sarebbe isolato dall’Europa.

No perché il Piemonte è già abbondantemente collegato all’Europa. In questa valle esistono già due strade statali, un’autostrada e una linea ferroviaria passeggeri e merci a doppio binario. Esiste anche la cosiddetta autostrada ferroviaria (trasporto dei TIR su speciali treni-navetta).

2) Si perché le linee ferroviarie esistenti sono sature.

No perché l’attuale linea Torino-Modane è utilizzata solo al 38% della sua capacità. Le navette per i TIR partono ogni giorno vuote ed il collegamento ferroviario diretto Torino-Lyon è stato soppresso per mancanza di passeggeri.

3) Si perché il TAV è indispensabile al rilancio economico del Piemonte.

No perché è vero il contrario, togliendo risorse alla ricerca, all’innovazione e al risanamento dell’industria in crisi (Fiat e non solo), il TAV darà la mazzata finale all’economia piemontese.

4) Si perché la realizzazione del TAV alleggerirà di molto fino a farli scomparire il Tir dalla valle.

No perché i cantieri necessari per la costruzione dell’opera porteranno sulle strade della Valle e della cintura di Torino 500 camion al giorno (e nella notte), con  grande aumento di inquinanti e polveri. Per concludere, i promotori dell’opera e recenti studi dei trasporti ci affermano che solo l’1% dell’attuale traffico su gomma si trasferirà sulla ferrovia.

5) Si perché l’ostracismo dei valsusini nei confronti del TAV è basato solo sull’egoismo e non su un reale interesse per l’intero paese.

No perché già lungo l’Autostrada del Frejus passano circa 4.500 TIR al giorno, contro i 1.500 del Monte Bianco (in val d’Aosta il numero dei TIR è stato limitato per legge).

6) Si perché la Torino-Lyon aumenterà di molto i posti di lavoro in Piemonte.

No perché come già sta succedendo per tutte le infrastrutture in corso, si tratterebbe di lavoro precario, per mano d’opera in gran parte extracomunitaria. Inoltre le ditte appaltatrici si porterebbero tecnici e operai dalla loro Regione. Per la Valle di Susa arriverebbe invece un bel problema: la mafia.

7) Si perché la linea è quasi tutta in galleria quindi non crea nessun problema di natura ambientale.

No perché il tracciato prevede una galleria di 23 km all’interno del Monte Musinè, montagna molto amiantifera. La talpa che perforerà la roccia immetterà nell’aria un bel po’ di fibre d’amianto. Invisibili e letali. Il vento (il foehn) le porterà dappertutto e fin nel centro di Torino. Respirare fibre d’amianto provoca un  tumore dei polmoni (mesotelioma pleurico) che non lascia scampo.

8) Si perché il TAV è un’opera che farà bene all’economia e metterà in moto capitali privati che avranno un ricasco benefico su tutta la collettività.

No perché in realtà il costo stimato di 20 miliardi d’euro è tutto a carico della collettività. Tutto denaro pubblico, ma affidato a privati, secondo la diabolica  invenzione del general contractor. I tantissimi soldi che servono a quest’opera verranno tolti alle linee ferroviarie esistenti (già disastrate), a ospedali, scuole,
e a tutti i servizi di pubblica utilità.

9) Si perché chi è contro la Torino-Lyon è contro il progresso a prescindere, contro lo sviluppo della Regione.

No perché è vero il contrario. Il progresso non deve essere confuso con la crescita infinita. Il territorio italiano è piccolo e sovrappopolato, le risorse naturali  (acqua, suolo agricolo, foreste, minerali) sono limitate, l’inquinamento e i rifiuti aumentano invece senza limite, il petrolio è in esaurimento.

10) Si perché la lotta contro il TAV è pilotata da frange estremiste che usano i valsusini.

No perché non occorrono molte parole per rispondere: basta guardare come la popolazione della valle, gli amministratori locali e i numerosi comitati promuovono e partecipano alle mobilitazioni, e lo fanno alla luce del sole.

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